Il mito della «lampada perenne»

Il mito della «lampada perenne»

Si tratta della lampada inestinguibile, perenne, perpetua di cui parlano numerosi viaggiatori dell'antichità, di vari popoli, che riferiscono d'averla vista qua e là, in deserti, grotte, sacelli, santuari, sepolcri. Il caso più noto riguarda la scoperta della tomba di Tulliola, la figlia di Cicerone, avvenuta a Roma nel 1540: nel sepolcro si trovò una lampada accesa la quale si smorzò poco dopo l'apertura del sacello. Simili leggende si narrano anche riguardo all'apertura di tombe di Santi, soprattutto Sante in quanto la lucerna è connessa alla femminilità e alla sua permanenza nella casa della quale è l'anima e la fedele custode.

Significato simbolico delle candele: a cosa servono e come utilizzarle

“ ...la fiamma che traballa al minimo alito di vento, sempre si raddrizza. Essa diventa dunque l’immagine stessa della vita eterea, della fiamma spirituale che s’innalza verso il Cielo. Equiparata alla forza dello spirito e alla luce, la fiamma assume naturalmente il significato principale d’illuminazione.” (Gaston Bachelard) Il fuoco è uno dei quattro elementi più utilizzati in ambito spirituale e religioso. In particolare le candele vengono accese per stabilire un legame con il divino, aprendo un passaggio tra il mondo terreno e quello invisibile. La candela è infatti portatrice di luce e la sua fiamma splende sia sul piano fisico

Che cos’è un ricordo?

“…E mi chiesi se un ricordo fosse qualcosa che hai o qualcosa che hai perduto”. (Woody Allen) “Accumulare bei ricordi, non è forse la sola cosa che possiamo fare nella vita?” (Banana Yoshimoto) Il ricordo è qualcosa che ci appartiene o che è svanito. Quanto ha di reale e quanto di immaginazione? E’ positivo per essere accaduto o negativo per esser finito? Potremmo considerarlo il miglior regalo lasciato da un momento indimenticabile ma è altrettanto vero che è triste ricordarsi di un avvenimento che non potrà ripetersi. A tutti questi interrogativi non è ancora stata data una risposta convincente perché

Il sorriso di chi non c’è più sarà il nostro ricordo migliore

Il segreto per conservare vivido il ricordo di chi non c’è più sta nell’evocarne il sorriso. Questo genererà sentimenti positivi che, seppur punteggiati di tristezza e malinconia, ci aiuteranno a non rendere sbiadito il suo ricordo. Dobbiamo però accettare l’impossibilità di abituarsi alla morte delle persone a noi care. Ogni perdita ci metterà a dura prova, costringendoci a ricorrere alle nostre risorse personali per riuscire a sopportare la situazione. Congedarsi da chi non c’è più è un processo che non termina mai con un addio, bisogna affrontare la mancanza come fosse un processo continuo. Per riuscire ad “accettare la morte

La memoria e il ricordo

“Colui che possiede un ricordo è più ricco che se possedesse tutto il mondo. (….)Vivere nel ricordo è il modo più compiuto di vita che si possa immaginare; il ricordo sazia più di tutta la realtà, e ha una certezza che nessuna realtà possiede. Un fatto della vita che sia ricordato, è già entrato nell'eternità, e non ha più alcun interesse temporale.” Soren Kierkegaard Il ricordo, spiega il filosofo Soren Kierkegaard nell'opera “In Vino veritas”, non è la memoria. Il vecchio, ad esempio, perde la memoria e la facoltà di immagazzinare dati recenti ma gli resta qualcosa di profetico e